I Pastori Conduttori


Quando parliamo di cani da pastore ci riferiamo ad un vasto gruppo di razze accomunate dall’aver aiutato l’uomo nel corso dei secoli nell’attività pastorizia.
A seconda del compito a loro assegnato durante il processo di selezione, possiamo raggruppare i cani da pastore in due grandi insiemi dalle caratteristiche opposte: da una parte i Pastori Conduttori delle greggi, come il Pastore Tedesco, il Pastore Belga, il Border Collie, il Pastore Australiano e dall’altra i Pastori Guardiani delle greggi, come il Pastore Maremmano Abruzzese.
Un posto a parte occupa il Pastore Bergamasco che presenta caratteristiche di entrambi i gruppi.

 

In questo articolo ci soffermeremo su quelle che sono le caratteristiche che identificano un pastore conduttore, ben consci che ogni razza si differenzia per specifiche peculiarità e che ogni individuo all’interno di una razza, rappresenta con la sua soggettività un mondo a sé.
I pastori conduttori non sono cani da compagnia ma sono cani da lavoro. Il loro compito originario consiste nel condurre il gregge, ossia nel radunarlo, spostarlo da un luogo all’altro, scortarlo attraverso stretti sentieri. Osservando questi cani al lavoro, si noterà un alternarsi di movimenti rapidi di accerchiamento del gregge a repentini stop, in cui il cane si immobilizza, assume una postura bassa e fissa il gregge nel così detto “comportamento di punta”, come in attesa che qualcuno si muova. A questo punto, qualsiasi movimento di una pecora fuori dai limiti del gregge induce l’inseguimento e a volte il “pizzicamento” (morso con gli incisivi), fino a che non si saranno ricomposte le file. In questo complesso e articolato compito, il cane non è mai da solo ma è sempre guidato dal pastore che attraverso segnali precisi, comunica al cane dove condurre il gregge, quando è necessario fermarsi e quando ripartire. Il cane da parte sua è continuamente in ascolto delle indicazioni e delle richieste del pastore, non agisce mai da solo.
A questo punto una domanda sorgerà spontanea: “A noi cosa importa, se poi il nostro Border Collie o il nostro Pastore Tedesco non dovranno mai condurre un gregge?”
La risposta è semplice: ciò per cui un cane è stato selezionato, rimane nella memoria e tramandato di generazione in generazione, nessuno glielo insegna, c’è e basta, è come se uno nascesse già “imparato”.
Indipendentemente da dove si troverà a vivere e da ciò che sarà chiamato a fare, la propensione ad osservare e dare attenzione a tutto ciò che lo circonda, la tendenza a puntare ed inseguire tutto ciò che si muove, l’instancabilità, il desiderio di fare sempre qualcosa e la necessità di avere qualcuno che lo guidi e gli dica cosa deve fare restano impresse nella mente di un cane pastore conduttore ed emergono come motivazioni, ossia come desideri e necessità impellenti, anche in assenza di un gregge.
Sono proprio queste caratteristiche a rendere i pastori conduttori dei cani estremamente addestrabili e collaborativi nel compiere lavori a fianco dell’uomo; basti pensare ai Pastori Tedeschi impiegati dalla polizia, ai Pastori Belga Malinois addestrati alla ricerca antimine o al soccorso in valanga, ai Border Collie campioni di agility o di altre discipline sportive di moda di questi tempi.
Eppure, quando contestualizziamo questi splendidi cani all’interno di un gruppo famigliare, magari con bambini, le caratteristiche che prima ci sembravano magnifiche diventano ad un tratto scomode o problematiche. Un cane sempre attivo che chiede continuamente di fare qualcosa e non si accontenta di “pisolare” ai piedi del divano; un cane fortemente emotivo che davanti agli schiamazzi e alle corse dei bambini non riesce a trattenersi dal reagire; un cane con una forte motivazione predatoria che fissa e punta i gatti o che in passeggiata abbia la tendenza ad inseguire podisti e ciclisti, può diventare un problema serio.
È per questo che, prima di adottare un cane appartenente a queste razze, la prima domanda da porsi è: “Quanto tempo ho da dedicargli? Il mio stile di vita mi permette di condividere con lui attività quotidiane che lo gratifichino o sono costretto a lasciarlo solo per molte ore consecutive? Il contesto famigliare in cui vivo è adatto o pone dei punti critici?”. Prendere un Pastore Tedesco perché si ha un grande giardino o un Border Collie per andare una volta al mese a camminare in montagna è uno degli errori più grandi che si possano fare, significa sottoporre quotidianamente un cane a sofferenza e frustrazione.
Una volta fatte le opportune valutazioni, se decidiamo di adottare un cucciolo di una razza da pastore conduttore, sarà importante intraprendere fin da subito un corretto percorso di socializzazione a persone, cani, ambienti e situazioni diverse.
I pastori conduttori non sono cani con una motivazione sociale di per sé molto alta (ossia non trovano grande gratificazione nel contatto e nell’interazione con persone estranee) anzi, spesso tendono ad essere schivi e manifestano diffidenza. Sono inoltre cani estremamente emotivi e sensibili rispetto alle esperienze vissute, potremmo paragonarli a dei cristalli di Swarovski, basta poco per traumatizzarli.

Per questo motivo, ancora di più che in altre razze, il momento della socializzazione è per loro un periodo molto critico e delicato. A questo proposito ricordo che socializzare, non significa esporre il cucciolo all’ambiente lasciandolo in balia degli eventi; ma significa creare le condizioni affinché ogni esperienza vissuta venga marcata da emozioni positive e nei momenti di difficoltà il proprietario sappia essere per il cucciolo un riferimento a cui poter chiedere aiuto.
Dato che la motivazione predatoria (ossia la tendenza innata ad inseguire tutto ciò che si muove) è già naturalmente e fortemente espressa in queste razze, non andrà continuamente rinforzata attraverso giochi o attività di inseguimento. Proporre al cane sempre e solo il gioco del lancio della pallina pensando: “così si sfoga” o lasciarlo per molte ore in un giardino ad inseguire chiunque passi al di là della recinzione, può condurre alla lunga a forme ossessive.
Per questo motivo è buona cosa stimolare il cane non solo in attività cinetiche di corsa e inseguimento ma anche in attività di esplorazione (una bella passeggiata in campagna), attività di ricerca olfattiva (ti nascondo un gioco o dei bocconcini e li devi trovare), attività di problem solving (c’è un biscotto sotto il bicchiere come facciamo a prenderlo?).
Per concludere, dal momento che si tratta di cani estremamente collaborativi è importante coinvolgerli sempre nella nostra vita quotidiana, invitandoli a condividere anche le attività più banali come può essere stendere la biancheria, innaffiare l’orto, andare a prendere la posta, al fine di farli sentire sempre utili e importanti per noi.


IN SINTESI:
– Cani da lavoro molto impegnativi
– Necessitano di qualcuno che sia sempre al loro fianco
– Amano collaborare e condividere attività con il proprietario
– Soffrono e vanno in frustrazione se ignorati o lasciati soli
– Sono molto sensibili ed emotivi
– Hanno una forte motivazione ad inseguire tutto ciò che è in movimento
– Giochi da fare con loro: non solo il lancio della pallina ma giochi di esplorazione, ricerca, problem solving


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Silvia Domenichini

Silvia Domenichini Medico Veterinario Esperto in comportamento ed Educatore Cinofilo Ficss. "Sono nata a Brescia il 9-04- 1985, vivo da sempre a Padenghe sul Garda. Mi sono diplomata presso il Liceo Classico Bagatta di Desenzano e ho poi intrapreso la facoltà di Medicina Veterinaria presso l’ateneo di Padova culminata con il conseguimento della laurea nel 2010. Fin da subito ho affiancato all’attività clinica ambulatoriale un percorso di formazione post lauream che mi ha portato nel 2014 a conseguire il titolo di “Master di II livello in Medicina Comportamentale degli animali d’affezione” presso l’università di Pisa. Ad oggi lavoro come clinico di base in un ambulatorio veterinario e come consulente per le patologie del comportamento del cane e del gatto presso molte strutture veterinarie della provincia di Brescia" Per contattarla: silviadomenichini1@virgilio.it

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